Sui temi dell’informazione nel mondo degli italiani all’estero su cui oggi ci stiamo confrontando, ci saranno altri successivi momenti di approfondimento.
A quegli appuntamenti ci saremo come Federazione Emigrazione e Immigrazione (Fiei). Come già accaduto.
Il sottosegretario Silli ha or ora dichiarato la volontà di porre mano a modifiche della specifica normativa sulla stampa all’estero auspicando soluzioni condivise in parlamento.
Gli on Ricciardi e Giacobbe hanno risposto positivamente dichiarando la loro disponibilità.
La partecipazione alla commissione della Presidenza del Consiglio che assegna contributi alla stampa italiana all’estero mi ha consentito di prendere diretta visione di quanto editato e di formulare i richiesti giudizi tenendo conto dei criteri per la valutazione peraltro innovati.
Sulla qualità della stampa, che varia caso per caso, si può discutere .
Si tratta di pubblicazioni alcune delle quali importanti anche dal punto di vista del prodotto e che comunque sono state rilevanti nelle storie delle nostre comunità.
Oggi tuttavia non è questa la questione principale che rileva e della quale siamo chiamati a discutere.
Come raccontare l’Italia e come raccontare l’Italia che vive e lavora fuori dal territorio italiano?
Con quali strumenti adeguati informare efficacemente?
Mi sono posto una domanda preliminare: perché gli italiani all’estero dovrebbero scegliere di seguire l’informazione in italiano, talora bilingue che attualmente li raggiunge, piuttosto che informarsi altrove ?
Gli italiani che all’estero si vogliono informare nella lingua di origine rispetto a ciò che accade in Italia o per seguire quanto accade nelle loro comunità, spesso integrate nei paesi di accoglienza lo possono fare attraverso quotidiani, riviste, giornali on line, radio-TV, reti community (che spesso sono canali di scambi e di forme di aiuto-aiuto), webTV fruibili con internet e altro.
Il sottosegretario Silli ha sottolineato come ogni processo di ridefinizione della normativa debba tenere conto di due dati di realtà fra loro interdipendenti: i tempi che sono cambiati rispetto a quelli della precedente regolamentazione e il grado di innovazione in atto, necessaria ad un articolato sistema di informazione che voglia raggiungere il più esteso numero di persone.
Gli italiani all’estero hanno l’esigenza di informarsi ma anche di informare.
Oltre 6 milioni di italiani all’estero, raddoppiati nel giro di quasi 10 anni, sono un mondo nuovo e diverso poco conosciuto in Italia e del quale poco si occupa l’Italia.
Una realtà rispetto alla quale i punti di vista e gli approcci culturali e identitari di non poca stampa italiana all’estero ne complicano l’intercettazione . Anche il raggiungimento del target rappresentato dall’emigrazione definita “vecchia” presenta difficoltà per mancanza di appeal o perché anche la vecchia emigrazione si informa accedendo a altri canali o semplicemente non accede ad alcun canale.
Ci sono piattaforme on line diverse con problematiche di interazione fra le stesse, diversi linguaggi, diverse modalità per poter raggiungere il target di riferimento rappresentato dal cittadino italiano all’estero o target specifici dell’emigrazione italiana.
Sappiamo che la scelta nell’uso dei social media è diversificato.
Gli anziani preferiscono le pagine FB in una percentuale intorno all’80%, percentuale che si conferma altissima anche nell’accesso al FB che avviene tramite il palmare anzichè da PC.
I giovani preferiscono Instagram.
Il mondo cambia e bisogna tenerne conto.
E’ possibile che il CGIE faccia una sua proposta.
E’ auspicabile che la faccia in modo adeguato ai tempi che sono cambiati
Quello che manca non è soltanto il finanziamento adeguato nel capitolo del bilancio dello Stato alla voce MAECI . Il sottosegretario Silli ci ha detto “ non abbiamo risorse infinite”.
E’ mancata e manca una politica nazionale a sostegno dell’informazione degli italiani all’estero con i punti fermi e condivisi nei quali si riconoscano sia i media che stanno totalmente sul mercato che quelli che sono in parte sostenuti finanziariamente.
Anche l’informazione, da rinnovare, deve darsi , a mio giudizio, tempi e obiettivi di un passaggio che tenga insieme il pluralismo nell’informare con la condivisione di una storia repubblicana e dei valori fondanti di libertà e giustizia sociale della Costituzione italiana.
Siamo all’inizio, auspicabilmente, di un aggiornamento del confronto che avrà altri momenti.
i risultati di una ricerca filef presentata stamani evidenziano le risposte di operatori della stampa italiana all’estero, le loro ”narrazioni” che restituiscono al mondo dell’emigrazione, i loro modi di vedere il presente e il futuro.
A partire dagli stimoli da quanto emerso dalle risposte non formulo valutazioni ma avanzo qualche domanda:
Il fine primario dei media è quello di informare oppure, come nelle articolate risposte:
I giornali hanno il fine proprio di mantenere i legami con i luoghi di origine?
I media hanno il fine di promuovere il made in Italy ?
I media devono far conoscere le culture locali del paese di accoglienza ?
I giornali creando un rapporto identitario determinano il formarsi di comunità come stamani abbiamo ascoltato?
La complessità dell’insieme dei mezzi di informazione , la loro stratificazione, la loro riduzione nel tempo, in ogni caso, ci interroga e va di pari passo con la consapevolezza del suo adeguamento che è una necessità ed una sfida meritevole di essere perseguita.
Convegno Raccontare l’Italia oltre frontiera”
Roma 14 luglio 2023 Sala del Refettorio. Palazzo San Macuto. Camera dei deputati
Intervento di Rino Giuliani vicepresidente di Federazione Emigrazione e Immigrazione (FIEI)