Si è svolto a ROMA il 18 settembre 2016, l’incontro nazionale dei comitati per il no.
Vi proponiamo di seguito l’ordine del giorno conclusivo (tratto dal sito: referendumcostituzionale.online)
COMITATO PER IL NO NEL REFERENDUM COSTITUZIONALE – COMITATO CONTRO L’ITALICUM
Il No è cresciuto fino a rendere contendibile il risultato referendario, ma c’è ancora molto da fare per vincere per bloccare la pessima modifica della Costituzione che questo governo ha fortemente voluto e fatto approvare da un parlamento succube e sulla cui legittimità ci sono seri dubbi, visto che è stato eletto con una legge dichiarata incostituzionale.
La nostra mobilitazione referendaria, insieme ad altri che respingono il complesso di queste deformazioni della Costituzione, ha contribuito ad una reazione all’antipolitica, all’allontanamento dalla partecipazione, all’astensione diffusa che è cresciuta in questi anni.
Lottare per il No, contro la legge Renzi-Boschi, rappresenta una scelta che vuole ridare ruolo e protagonismo alle elettrici e agli elettori, chiedendo loro di scegliere e quindi di ritornare protagonisti. Occorre portare al voto il maggior numero possibile di cittadini e questo è un atto d’amore per la democrazia e la partecipazione che sono pilastri della vita democratica.
All’inizio il governo ha tentato di dare al referendum una piega plebiscitaria, ora ha ridimensionato – sia pure a giorni alterni – questo atteggiamento ammettendo di fatto che si vota sulle modifiche della Costituzione e non sulla durata del governo stesso, probabilmente ha influito la minore sicurezza di un risultato che confermi le imposizioni del governo.
Per noi dall’inizio (dall’11 gennaio 2016) il problema è sempre stato il merito delle modifiche costituzionali, su cui diamo un giudizio radicalmente negativo, chiedendo di votare NO.
Nei mesi che ci separano dal voto dobbiamo sviluppare un’azione capillare insieme a tutti i soggetti che sono per il NO per raggiungere il maggior numero possibile di elettrici e di elettori. Anzitutto il porta a porta, il contatto personale con la diffusione di materiale, le discussioni per illustrare la sostanza delle nostre critiche, le iniziative di orientamento e di confronto tra SI e No che via via si stanno affermando. La scelta non è tra il governo e chi gli è contro ma tra due posizioni e la nostra posizione è che questo cambiamento è negativo e pericoloso ed è preferibile prendersi il tempo necessario per elaborare in futuro gli aggiustamenti che sarebbero utili all’attuale assetto costituzionale, mantenendosi nel solco della Costituzione originaria e nel rispetto dei suoi dettami fondamentali.
Ora in appoggio al governo stanno scendendo in campo gruppi di potere economici e finanziari nazionali e internazionali, lanciando minacce tutt’altro che larvate al nostro paese.
Le elettrici e gli elettori hanno nelle loro mani scelte decisive e possono respingere questi ricatti con uno scatto di orgoglio che il governo dimostra di non avere, visto che non solo gradisce questi sostegni ma li invoca come è accaduto con l’ambasciatore americano che prima si pronuncia contro il No e minaccia implicazioni pesanti se dovesse vincere e solo dopo chiede di conoscerne le posizioni del NO, dimenticando di essere il rappresentante di un paese che ha una delle costituzioni più vecchie del mondo, che ha subito non molte modifiche in 240 anni, e che ha un Senato paritario elettivo.
È il governo ad avere scelto di imporre queste modifiche della Costituzione e a noi non è rimasta altra strada che votare No nel referendum costituzionale. Se vincerà il NO sarà possibile fare gli aggiustamenti necessari senza scivolare verso un premierato forte per effetto combinato delle modifiche della Costituzione e dell’Italicum, il cui risultato sarà un parlamento asservito al governo che ne deciderà di fatto l’attività legislativa. Un parlamento che sarà composto da un Senato di nominati, ridotto ad un dopolavoro per consiglieri regionali e sindaci, ad una Camera composta da nominati per almeno i 2/3. La nostra repubblica rischia di passare dall’essere parlamentare ad una governo centrica, perfino con suggestioni presidenzialiste.
Le modifiche della Costituzione insieme all’Italicum avranno effetti profondi sui principi fondamentali della prima parte della Costituzione proprio perché la loro attuazione verrebbe affidata a chi avrà il potere di gestirli e realizzarli. La Costituzione ha già oggi molti aspetti inattuati, così si rischia di completare un disegno di svuotamento, del resto suggerito dalle banche di affari internazionali.
A questo riguardo esprimiamo grande preoccupazione per l’omicidio di un lavoratore in sciopero a Piacenza, che conferma la caduta dei diritti e della tutela di chi lavora, a cui sono seguite due morti sul lavoro nel giro di poche ore.
Da questo incontro nazionale viene un invito forte a fare tesoro del pluralismo delle posizioni e della capacità di lavoro comune che abbiamo sperimentato dall’11 gennaio 2016 ad oggi. Siamo cresciuti di numero (oltre 500 comitati territoriali) e di apporti e possiamo dare un contributo importante alla campagna elettorale per fare vincere il No.
Puntiamo ad avere punti fermi comuni con i soggetti politici che condividono il nostro obiettivo, così con le associazioni di vario tipo e natura, locali e nazionali. Uno slogan comune per manifesti e volantini, che sia anche un logo comune per la fase in cui non potremo più firmare direttamente i manifesti; un osservatorio sugli strumenti di informazione promosso da noi e gestito insieme a tutti; elenchi comuni di iniziative e di oratori, di attivisti disponibili per diffondere il materiale; di individuazione comune dei rappresentanti di lista. Non si tratta di costruire nuove sedi formali ma di sviluppare un lavoro comune di fatto tra i diversi soggetti politici e sociali che possono lavorare insieme pur mantenendo le proprie specificità e identità. Forzare non è utile, unire è necessario.
Abbiamo una disponibilità crescente di esperti che possono aiutare a far comprendere le ragioni del No, salutiamo come un fatto di grande importanza che magistrati, esperti del diritto, professori di vario tipo si impegnino sempre più in questa campagna.
Tuttavia dobbiamo e possiamo migliorare qualità e quantità di contributi che possono darci personalità di vari settori della cultura, delle professioni, dello spettacolo, delle arti.
Abbiamo bisogno del contributo di tutti. Tutti possono dare un contributo prezioso, come è avvenuto dopo il mancato raggiungimento delle 500.000 firme sulle quali abbiamo lealmente ammesso di non esserci riusciti chiedendo di conseguenza un contributo eccezionale di sottoscrizione per consentirci di fare la campagna elettorale.
Le persone hanno capito e ci hanno aiutato sottoscrivendo 180.000 euro che sono un buon risultato e che verranno tutti spesi solo per la campagna elettorale. Probabilmente non basteranno ma intanto ci consentono di iniziare la campagna elettorale. Dobbiamo dedicare attenzione agli italiani all’estero, non solo perché sono cittadini e votano ma anche perché pagano il prezzo pesante che i loro rappresentanti al senato sono stati semplicemente cancellati per consentire di arrivare ad un Senato non elettivo e che nel voto per la Camera dei deputati in caso di ballottaggio scompariranno dalla scena perché non potranno contribuire a scegliere tra i due contendenti.
Quando verrà richiesto parteciperemo con nostri esponenti alle diverse iniziative per il No all’unica condizione di essere riconosciuti e riconoscibili come rappresentanti del nostro Comitato.
Occorre moltiplicare nei prossimi giorni le iniziative nei grandi come nei piccoli centri, per mobilitare le energie, per parlare direttamente con i cittadini con un’azione capillare d’informazione, in particolare il 29 e 30 ottobre chiediamo alle realtà regionali e a quelle territoriali di dare vita a due giorni di manifestazioni volte a collegare tutte le energie disponibili.
Fin da ora fissiamo per il giovedì e il venerdì prima del voto iniziativa diffuse e capillare in tutti i territori, con l’obiettivo di collegarle tra loro.
Il governo ci propone un cambiamento che in realtà è un arretramento delle condizioni di vita delle persone e delle loro possibilità di partecipazione, meglio allora dire un secco No per respingere questa deformazione della Costituzione.