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“GIACOMO BRODOLINI NEL TEMPO ATTUALE” L’INIZIATIVA A RECANATI DELL’ISTITUTO FERNANDO SANTI

“Da una parte sola, dalla parte dei lavoratori” questo l’impegno di tutta la vita  di Giacomo Brodolini, sindacalista, politico socialista e ministro del lavoro, padre  dello Statuto dei diritti dei lavoratori.

Su Brodolini e sullo Statuto se ne è  discusso  il 4 maggio 2023 in un convegno organizzato dall’Istituto Fernando Santi presso il museo dell’Emigrazione Italiana di Recanati città natale di Brodolini.

Tarcisio Tarquini, giornalista di Rassegna Sindacale che ha coordinato  i lavori  ha sottolineato: “Quando studiamo Brodolini comprendiamo cos’è il riformismo. Parola oggi di cui si abusa per nascondere qualcosa di diverso da un processo riformatore, che sottrae e  che non aggiunge in tema di diritti  per citare Brodolini”

Il Sindaco di Recanati Antonio Bravi ha portato il saluto della città: ricordando, tra l’altro, che Brodolini è “terzo figlio illustre” dopo Leopardi e Gigli. I suoi temi oggi sono più attuali che mai. Quando parliamo di riforme del lavoro, se pensiamo a Brodolini- ha proseguito Bravi-, comprendiamo quanto queste riforme possano aiutare i lavoratori”.

Rino Giuliani, della Direzione nazionale dell’ Istituto Fernando Santi introducendo i temi del convegno ha voluto sottolineare  come “un nuovo Statuto  puo’ invertire la tendenza attuale alla precarietà alla frammentazione dei diritti ed alla perdita di ruolo dei lavoratori e del sindacato.

A patto che il nuovo Statuto dei lavori non si limiti ad essere la risultante del lavoro di tecnici che si rapportano con decisori pubblici committenti ma consegua alla partecipazione attiva dei lavoratori e rispecchi la condivisione delle rappresentanze sindacali, come successe con la l.300 anticipata dai precedenti accordi interconfederali, e dalla legge sui licenziamenti, di quattro anni prima, del 1996.

Negli anni scorsi gli interventi fatti sullo Statuto sono stati di vertice, in sede governativa e contro le organizzazioni sindacali. Non hanno risolto ma aggravato la situazione del lavoro non tutelato.”

 Paolo Borioni storico, docente dell’Università “La Sapienza” introduce la prima parte -di profilo storico “Da una parte sola, dalla parte dei lavoratori”.

“Brodolini – dice Borioni –  partiva dal dato che la classe lavoratrice  e la sua rappresentanza non è neutrale  e che quella  rappresentanza  si motiva per il fatto che nel rapporto nel mercato del lavoro, fra capitale e lavoro, la condizione del lavoratore è sempre quella del soggetto più debole La sua idea era quella di una parità democratica nel mondo del lavoro Non a caso Brodolini si riteneva non  un ministro del lavoro neutrale bensì il ministro dei lavoratori”.

Giuseppe Santarelli, Segretario generale CGIL Marche ricorda  “Lo statuto dei lavoratori  promosso da Brodolini è un simbolo che molti altri Paesi vorrebbero replicare. Nello statuto dei lavoratori c’è lo strumento di rappresentanza e autodifesa dei lavoratori e del sindacato che ci consente  oggi di intervenire anche in realtà come quelle dei Deliveroo e di vincere battaglie nate oggi grazie ad un lavoro fatto però da Brodolini decenni fa.”

Il secondo tema è stato: “Il cambiamento del modello di mercato del lavoro e il ruolo dello Stato”.

Andrea Borghesi, Segretario generale nazionale Nidil Cgil introducendo il tema sottolinea  “Oggi abbiamo condizioni di lavoro più atipiche rispetto a una volta. Molte rischiano di non avere una collocazione lavorativa. Il mercato del lavoro è cambiato così come la condizione sociale, c’è un vero e proprio sabotaggio in questo periodo storico. Si tende a frammentarlo. Persone che svolgono lo stesso lavoro ma che hanno condizioni contrattuali diverse e questo  va cambiato perché altrimenti  la tutela si indebolisce.”.

Pierpaolo Cicalò, Presidente dell’Istituto Fernando Santi chiudendo i lavori di una iniziativa molto partecipata di giovani, mondo dell’università e con tante presenze della CGIL marchigiana ha tra l’altro sottolineato “Bisogna disegnare un nuovo statuto che tenga conto di tutti i cambiamenti avvenuti nel mondo del lavoro. Da tempo c’è un attacco ai diritti e ai sindacati, noi pensiamo che vadano costruite le condizioni per conciliare diritti dei lavoratori e imprese con una legge dei diritti universali di tutti i lavoratori. Per i giovani andati via o che vogliono rimanere, per i lavoratori tutti.”

Durante il convegno si sono svolti una serie di interventi preordinati.

Di seguito un breve estratto di quanto emerso nella giornata di ieri:

 Luciano Vita responsabile Marche di Socialismo XXI ha fortemente criticato il cambiamento del mondo del lavoro in seguito all’ultima legislazione sul lavoro: “Populismo e sovranismo hanno stravolto l’articolo 1.. L’Italia non si fonda più  sul lavoro ma  sul lavoro  precario. La forza politica e sindacale deve distinguere assistenzialismo dal diritto del lavoro e dalla sua dignità.”.

Due interventi sono arrivati delle nuove generazioni:

Enrico Maria Pedrelli, segretario nazionale della Federazione dei Giovani Socialisti: “Andrebbe ridiscusso il ruolo delle parti sociali e la risposta non può essere burocratica ma di rappresentanza che oggi va esercitata nel mondo dei servizi, quali quello turistici e della ristorazione dove irregolarità, precarietà e sfruttamento sono molto diffusi.. La generazione di Brodolini ha detto Pedrelli- ha fatto entrare la Costituzione in fabbrica”. Noi oggi dobbiamo portarla nell’industria turistica. Abbiamo imparato a bloccare le fabbriche, ora dobbiamo imparare a bloccare le cucine!”

Camilla Piredda, Coordinatrice Nazionale UDU: “Le generazioni di oggi vengono educate all’individualismo e alla precarietà. Pensiamo al mondo delle scuole e delle università. Tra scuola-lavoro o tirocini formativi che di formativo hanno ben poco e stage post-laurea. Ai giovani mancano certezze e si trovano a fare ciò che capita per paura del futuro, tutto questo non è accettabile”.

Rodolfo Ricci, segretario nazionale FIEI: “Si parla di immigrazione ma si deve parlare anche di emigrazione soprattutto per i giovani, sia interna che non. Negli ultimi 20 anni sono 2 milioni le persone emigrate dal Sud al Centro-Nord e dal 2008 al 2014 verso l’estero; sono quasi 200.000 persone di media all’anno secondo dati Istat. Questo testimonia come il nostro mercato del lavoro si posiziona su fasce medio-basse a livello internazionale e su questo bisogna porsi un grande ed importante interrogativo per trovare una soluzione”.

Di emigrazione all’estero parla anche Roberto Vezzoso, presidente dell’Istituto Fernando Santi Marche: “Io sono emigrato in Germania e sono stato lì per 4 anni. Andare all’estero vuol dire immergersi nella cultura del paese di accoglienza e rapportarsi con la popolazione del luogo e con le organizzazioni democratiche dei paesi di accoglienza.. Se da un lato questa cosa ti destabilizza nella identità dall’altro ti arricchisce. Tuttavia si dovrebbe emigrare per volontà e non per necessità”.