La costituzione materiale ci mostra oggi un paese che non pone più il lavoro come architrave della Repubblica. Il valore che si produce non si redistribuisce tra capitale e lavoro ma prende la strada delle imprese e le diseguaglianze sociali crescono. Lo si è visto anche nell’articolazione degli interventi di sostegno in epoca covid. Le persone emigrano e non si tratta di singoli alla ricerca di autoaffermazione ma di persone che cercano lavoro altrove.
Il 2 giugno é la festa della Repubblica anche per gli italiani emigrati all’estero che per un giorno vedono aperte le sedi di rappresentanza per commemorazioni formali, che non rimuovono il disagio, e che spesso hanno risentimento verso le istituzioni del loro paese che della tutela costituzionale del lavoro dei nostri emigrati non si occupa da sempre.
Il 2 giugno nasceva una Italia diversa che nella comune lingua parlata in patria e nei paesi di accoglienza avrebbe un formidabile strumento non solo o soltanto di promozione culturale ma soprattutto un veicolo importante per favorire, in reciprocità, relazioni e scambi dei sistemi produttivi. Una leva di interrelazioni, di collaborazione e di pace. L’attenzione che merita la diffusione dell’italiano come L2, come seconda lingua in ambiente plurilinguistico e multiculturale (all’estero ma anche in Italia con gli immigrati) non trova nelle istituzioni quel recepimento che sarebbe necessario. Domani 2 giugno una festa della Repubblica in un paese inconsapevole di sé.
(santinews)