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Otto associazioni in rete insieme a Regione Lazio e Roma Capitale rilanciano il ruolo degli assistenti familiari

D.R. G05955 del 18/04/2014

Si è svolto giovedì 10 novembre, presso la “Sala Tirreno” della Regione Lazio il convegno promosso dalla Regione Lazio e da Roma Capitale insieme alla rete delle otto associazioni* che hanno coprogettato e realizzato l’attività di formazione per la qualifica di assistente familiare la quale, protratta nel tempo, si è conclusa nel mese di ottobre.

Con l’evento si è realizzato in modo partecipato il bilancio di un’attività di inclusione sociale  particolarmente impegnativa, validata dal gradimento dei partecipanti ai corsi e da quello dato dai familiari sul lavoro di cura dei loro assistenti familiari formati, illustrati con tre report.

Un bilancio positivo sottolineato dall’attenzione di moltissimi assistenti sociali presenti e che  responsabilmente attuano – nel Dipartimento Politiche sociali Sussidiarietà e Salute e nei municipi di Roma Capitale – le diverse articolate funzioni assegnate al Servizio Sociale.

E’ stata presente  ai lavori l’assessore regionale ai servizi sociali Rita Visini. Per Laura Baldassarre assessore alla Persona, scuola e comunità solidale di  Roma Capitale, impossibilitata a partecipare, era presente una collaboratrice della struttura tecnica di supporto.

Federica Borelli e Alessandra Casagrande degli assessorati ai servizi sociali di Regione Lazio l’una e di Roma Capitale l’altra, d’intesa, hanno insieme presentato e coordinato il Convegno.

Antonio Mazzarotto dirigente dell’Area inclusione sociale dell’assessorato regionale ai servizi sociali, intervenendo ha avuto parole di apprezzamento per il lavoro svolto dalla rete delle associazioni “un dato che intendiamo valorizzare anche per il futuro, un modus operandi efficace che è bene diventi stabile nella più vasta prossima programmazione delle attività di inclusione ”.

Mazzarotto, dopo aver ricordato il “doppio sguardo” con il quale si è affrontato il tema degli assistenti familiari, quello delle scelte di politica sociale e quelle programmatorie, ha richiamato l’attenzione sul fatto che il lavoro di cura degli assistenti familiare è ormai un dato strutturale e come tale deve essere preso in carico. Gli assistenti familiari – ha ancora osservato Mazzarotto – “non devono finire in una zona d’ombra e a tal fine va riconosciuto il loro ruolo professionale attraverso il profilo nazionale, la costituzione dei registri regionali, la riconoscibilità della dignità del loro lavoro, la loro importanza pubblica e sociale, il loro ruolo per ridurre il  ricorso alla istituzionalizzazione di non autosufficienti e disabili ”.

Rino Giuliani vicepresidente dell’Istituto Fernando Santi  ha introdotto il tema “Inclusione sociale e qualificazione del lavoro di cura”, esprimendo apprezzamento e condivisione dell’intervento di Antonio Mazzarotto.

Giuliani ha ricordato come la disgregazione delle reti familiari e sociali, accentuata dalla crisi economica, abbia determinato nell’ultimo decennio una situazione nuova, di “welfare residuale e separato” del quale sono protagonisti a tutto campo gli assistenti familiari e le famiglie dei non autosufficienti.

Giuliani ha sottolineato come ci sia molto lavoro in nero e molta evasione contributiva, rimarcando in particolare come si sia “in presenza di un’inclusione mancata o nel migliore dei casi di un’inclusione a metà”. “Vorremmo – ha detto Giuliani – un’accelerazione dell’inclusione attraverso la formazione, l’aggiornamento e l’applicazione corretta degli obblighi contrattuali, oggi spessissimo inosservati”.

Concludendo il suo intervento a nome anche delle altre strutture della Rete, Giuliani ha riassunto in alcuni punti quella che può essere considerata una vera e propria piattaforma d’impegno comune delle strutture della Rete:

1) Raccordare permanentemente il sistema regionale dei servizi sociali al lavoro di cura degli A.F.

2) Definire una legge regionale di tutela degli A.F.

3) Consentire agli A.F. che hanno superato i corsi autorizzati da Roma Capitale, di ottenere la qualifica professionale attraverso percorsi formativi che ne valorizzino, con crediti formativi, la precedente formazione

4) Promuovere la definizione del profilo nazionale dell’A.F. da parte del Ministero del Lavoro;

5) Consentire agli A.F. che hanno superato il corso a 300 ore, di poter acquisire la qualifica di O.S.S., in attuazione della citata Determinazione Regionale G05955 del 18/04/2014.

L’assistenza familiare a Roma e nel Lazio evidenzia processi evolutivi di una professione da tempo radicata anche se non completamente emersa nel mercato del lavoro.

Questa evoluzione la avvicina ai servizi socio-assistenziali e la separa dalle colf.

Legittima è anche la volontà di crescita professionale e sociale degli A.F. attraverso l’acquisizione di maggiori competenze tramite i corsi di Operatore Socio sanitario (OSS).

La formazione anche per i prossimi anni resterà un elemento indispensabile per perseguire tre obiettivi fondamentali: inclusione sociale, crescita professionale, qualificazione del lavoro di cura.

(I lavori sono stati introdotti e coordinati da Alessandra Casagrande e da Federica Borrelli di Roma Capitale e di Regione Lazio, i tre report sono stati introdotti rispettivamente da Anna Lisa Scepi e Massimo Pierini, Marco Olivieri e Angela Maria Di Luise. Sono intervenuti Rino Giuliani e Flavia Caretta).

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(santinews)