A Firenze, nelle giornate di lunedì 17 e martedì 18 ottobre, si sta svolgendo la seconda edizione degli Stati Generali della lingua italiana, intitolata “Italiano lingua viva”. L’evento è volto ad approfondire i temi della promozione linguistica e culturale all’estero. Di seguito, proponiamo un articolo dell’aise al riguardo.
FIRENZE\ aise\ – Come due anni fa, in Palazzo Vecchio, a Firenze sono stati convocati questa mattina gli Stati Generali della Lingua Italiana, che dal 2014 ad oggi non hanno per la verità mai cessato di lavorare. Merito soprattutto del Ministero degli Affari Esteri e delle altre istituzioni coinvolte in questo ambizioso progetto appoggiato dal governo di Matteo Renzi, che intende restituire all’italiano lo status di “lingua viva”.
Questo infatti il motto della “due giorni” di lavori aperta oggi dallo stesso Renzi. Con il presidente del Consiglio anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella, a fare gli onori di casa, il vice ministro agli Affari Esteri, Mario Giro, tra gli artefici degli Stati Generali, il presidente della Rai, Monica Maggioni, quello della Dante Alighieri, Andrea Riccardi, ed il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Stefania Giannini.
Ci si è ritrovati dunque, due anni dopo, di nuovo a Firenze – città dove la lingua italiana è nata – per dare agli Stati Generali la “necessaria continuità” e non perdere la “spinta positiva” maturata nel 2014, ha esordito Nardella. Il sindaco, riflettendo sull’importanza della promozione della lingua italiana lungo le “due direttrici” italiana e straniera e dunque identitaria e culturale in senso lato prima ancora che economica, ha rivendicato “la forza e l’orgoglio di un modo di pensare e di essere”, quello italiano appunto, che nella lingua trova la sua prima espressione, e di “accettare la sfida del futuro”.
Un punto questo su cui sono tornati anche gli altri interventi istituzionali, primo fra tutti quello del vice ministro Giro. “Due anni fa siamo partiti dal grande desiderio di italiano nel mondo e abbiamo scoperto un Continente”, ha detto Giro, “un Continente che va oltre il nostro Stato” e che nel 2014 Andrea Riccardi ebbe l’intuizione di raccogliere sotto la denominazione di “italsimpatia”. “Oggi vediamo con chiarezza cosa possiamo fare con questo Continente”, ha proseguito Giro, evidenziando il ruolo della lingua come “strumento comunicativo” e “bene culturale”, ma anche “congegno per conoscere la realtà ed analizzarla con il nostro sguardo particolare”. Quello della “influenza” e non della “ingerenza”. L’italiano è una “lingua sposa”, una lingua “del cuore”, con una sua propria forza interna, la “lingua del sì”: per Mario Giro non bisogna allora lasciarsi andare al “pessimismo” del passato, perché sarebbe “un errore pensare di avere una lingua debole e una identità debole”. Al contrario, ha rivendicato il rappresentante della Farnesina, la nostra lingua è “uno strumento plurale e aperto” con una “reale influenza politica” in virtù della propria identità che all’estero non viene percepita come “minacciosa” bensì come “umanista” ovvero “umana”. Compito degli Stati Generali è “dare consapevolezza di questo strumento prezioso” e fornire “uno slancio di idee” per mettere a frutto questo “patrimonio”. Insomma, ha chiosato Giro, “dobbiamo abbracciare il mondo con la bellezza dell’italiano”, interpretando il “volto del mondo che cambia, declinandolo all’italiana”.
“Questa dell’italiano è una battaglia di tutti e dobbiamo vincerla insieme” per questo, all’interno della legge di stabilità, il governo ha approvato un intervento in favore delle scuole italiane all’estero e di coloro che scelgono di studiare l’italiano. Un numero “strepitoso” nel suo potenziale, sebbene assai inferiore rispetto ai Paesi dal passato coloniale. Così ha aperto il suo intervento oggi il presidente Renzi, che ha invitato a non rincorrere la “logica dei grandi numeri”, quanto piuttosto di puntare su una “scommessa culturale di qualità”, raccontando al mondo “un Paese diverso che non nega i problemi reali, ma tenta di affrontarli in una cornice culturale internazionale”, che sfrutti le “grandi realtà della comunicazione globale”. “Il governo c’è”, ha assicurato Renzi. “I denari ci sono: spendeteli bene”, è stato il suo invito, mettendo da parte “atteggiamenti rassegnati” e mostrando uno “sguardo innamorato” sull’Italia, senza dimenticare di essere “operativi e concreti”.
In procinto di partire per gli Stati Uniti, dove l’Italia sarà il Paese ospite dell’ultima cena di Stato del presidente Barack Obama, Renzi ha parlato di un importante “riconoscimento” degli Usa ad un Paese, il nostro, che “ha dato il nome all’America”. Ma non basta. Non ci si può crogiolare nel passato: “il futuro dell’italiano non è solo nel ricordo e nella memoria, ma nel futuro”, quello di “una lingua viva”, ha concluso il presidente del Consiglio.
Nel suo discorso Renzi ha citato oggi anche il ruolo svolto in questo processo dalla Rai, rappresentata oggi a Firenze dalla presidente Maggioni. “La Rai è un grande strumento con cui proiettarsi fuori dei nostri confini”, ma “non dobbiamo accontentarci”, ha detto Maggioni, secondo la quale “c’è grande bisogno di investimento non solo di risorse ma di idee”. E di nuovi strumenti tecnologici, perché “la comunicazione è sempre più orizzontale” e “sempre meno istituzionale”. Anche per queste ragioni la Rai ha ideato la nuova App RaiPlay, che non a caso, ha osservato Maggioni, è stata scaricata per il 10% all’estero. “È il momento di partire verso progetti specifici”, l’invito del presidente Rai, che utilizzino nuove tecnologie e piattaforme e che rendano la lingua italiana un luogo di “incontro” per “fare comunità” tra gli italiani all’estero ma non solo, perché “la globalizzazione offre grandi opportunità”.
Sinora, invece, “abbiamo accumulato ritardo nel dare all’Italia il suo valore internazionale”. Ne è convinto Andrea Riccardi, che nella nostra lingua e cultura vede un enorme potenziale: “l’Italia può diventare un mondo fuori dei confini, che può vivere a tutte le latitudini, mischiandosi ad altri mondi ma mantenendo sempre la propria identità”. A patto, però, di abbandonare la “staticità di un futuro intramoenia” basato sulla “italnostalgia”, quella di “una patria piccola e isolata” che rilega l’italiano a “reliquia del passato”, e mettendo in circolo il mondo di quella “italsimpatia” che è “la patria grande” che va “messa in rete”. La Dante Alighieri ne è convinta e già agisce in tal senso, ma “servono manovre organiche”, ha detto Riccardi, annunciando il prossimo Congresso Internazionale della Dante a Buenos Aires. “Investire in lingua e cultura è un compito politico”, ha aggiunto, commentando positivamente le ultime iniziative del governo Renzi, ma serve di più: “occorre un salto culturale in tutti gli ambienti per lanciare un’Italia più attraente nel mondo”. Con gli Stati Generali, ha concluso Riccardi, “siamo all’interno di un processo di crescita, consapevolezza e intervento”.
Ha chiuso gli interventi istituzionali il ministro Giannini, che già due anni fa aveva fatto propria con entusiasmo l’iniziativa degli Stati Generali. “I tempo è maturo per il Paese per avviare una politica estera della cultura, che abbia come asse portante la lingua”, ha detto Giannini, per la quale l’italiano ha, fra le altre, “tre straordinarie specificità”: “nasce a tavolino come matrimonio tra identità culturale e politica”, ha spiegato; “è tra le lingue moderne occidentali la più stabile”, ovvero quella che ha subito meno modifiche nel corso del tempo; e “ha dato il massimo contributo alla formazione culturale, artistica e scientifica nel mondo”. Sono questi “tre tratti” nei confronti dei quali vi è una “gigantesca responsabilità politica”: bisogna, cioè, “avviare una politica culturale di diplomazia linguistica”che – anche Giannini ne è convinta – non può puntare sui numeri come “terreno di competizione”. La promozione della lingua italiana deve piuttosto rivolgere la propria agenda politica verso: gli italiani all’estero, siano essi espressione della vecchia emigrazione come della più recente mobilità, che è il “nuovo avamposto dell’Italia nel mondo”; gli oltre 2 milioni di studenti nel mondo che, per le più svariate ragioni scelgono di imparare la lingua italiana; e i nuovi cittadini italiani, figli dell’immigrazione nel nostro Paese e che “guardano, non solo alle nostre coste, ma alla nostra identità culturale”. Il ministro Giannini ha identificato due obiettivi primari che vedono la lingua come strumento di azione: l’integrazione nel nostro Paese – in direzione della quale, ha rivendicato Giannini, la classe di concorso specialistica in italiano come Erasmus delle artiseconda lingua “oggi è una realtà” – e la creazione all’estero di nuove forme di internazionalizzazione, anche attraverso l’idea di “Erasmus delle arti” proposto oggi dal sindaco Nardella. Insomma, ha concluso Giannini, “bisogna fare sistema in favore della promozione della lingua e della cultura italiana. Finalmente abbiamo le risorse” ed anche “la meta”, quella della internazionalizzazione. “Oggi gli Stati Generali ci consegnano la possibilità di competere nello scenario globale”.
(Raffaella Aronica\aise)